La Torre di Chiunzi si trova in Costiera amalfitana, a 700 mt sul livello del mare, tra la confluenza fra la strada che conduce a Maiori e quindi verso la costa, e la strada che conduce a Ravello. Si trova sull’unico valico naturale che nei secoli ha messo in comunicazione la zona costiera con l’entroterra, permettendo antichi scambi commerciali.
A nord di Tramonti il valico di Chiunzi, chiamato anticamente “Piunso”, oppure “Zunclo o Chiunzo” come viene riferito da Matteo Camera, è ubicato in una zona strategica e nella storia della Costiera amalfitana venne scelto come luogo di difesa per l’intera Costa. La storia racconta che il giorno 11 settembre del 1454 i sindaci della Costiera si riunirono nella chiesa del SS. Salvatore di Atrani, insieme al rappresentante regio, per definire ciò che era già stato stabilito per difendere la zona contro le invasioni.
Il Valico di Chiunzi fu scelto come luogo di difesa : “Item dicte terre Tramonti quod deberent finire turrim principiatam in loco Chiunzi”.
E così al di sopra del valico, sul lato occidentale, fu costruita la torre di difesa e tra il valico e la torre furono costruiti i fortilizi. Come la Rocca di S. Maria La Nova (oggi sede del cimitero), anche la Torre di Chiunzi fu fatta costruire dal Principe Raimondo del Balzo Orsini (conte palatino di Nola e di Sarno, maestro giustiziere del Regno, principe di Salerno e duca di Amalfi) da lui ordinati con diploma del 10 agosto 1453, alla cui morte (1459) i lavori per il proseguimento della costruzione furono continuati per ordine della Principessa Eleonora d’Aragona, nel 1459, come appare da un documento riportato dallo storico Camera.La vedova principessa Eleonora, alla morte del marito, si trasferì per un soggiorno a Tramonti per tutto il mese di dicembre. Si premurò di riattivare l’opera e riconfermò come soprintendente ai lavori Adesio de Vivo, a cui scrisse una lettera.
Eleonora intanto si fermò ad Amalfi e vi si trattenne fino al 1460 scrivendo lettere e dispacci ai suoi ufficiali. Divenne nemica “occulta” di re Ferdinando I, cui simulava invece devozione e fedeltà.
Così quando decise, nel 1460, di sostenere il tentativo di revanche angioina nel Meridione, il casale di Cesarano le restò fedele, insieme ad Amalfi, Atrani, Agerola, Scala e Conca. Gli altri casali di Tramonti e la città di Ravello rimasero invece fedele agli Aragonesi. Sconfitto clamorosamente a Sarno, re Ferdinando I (Ferrante d’Aragona) riparò a Tramonti dove nel 1461 dichiarò nobili i suoi fedeli tramontani che lo avevano aiutato, eccetto i ribelli di Cesarano. Volendo dare un tangibile segno di riconoscenza ai cittadini di Tramonti, esclusi quelli del casale di Cesarano, “tamquam membro putrido”, per la fedeltà conservata e per i danni reali e personali da essi subiti, il re Ferrante concesse una perpetua ampia et illimitata franchigia di dogana, gabelle ed ogni altro diritto spettante su tutte le merci comprate o vendute, importate ed esportate per mare e per terra, in tutti i luoghi demaniali e baronali del Regno, ivi compresi i diritti di passo.
Nel corso di oltre quattro secoli la Torre fu spettatore di tante vicende e guerre. E fu anche passaggio obbligato per chi doveva recarsi verso l’Agro Nocerino, venne applicato il diritto di passaggio o pedaggio o “pedatico”, preteso da Antonia e Margherita Sanseverino, contesse di Montoro, “ma non sappiamo con quale titolo” come ribadisce il Camera.
Questo fu motivo di lunghe lotte tra Amalfi e Tramonti. Tutte le mercanzie che transitavano in questo luogo erano quindi soggette al diritto di passaggio. Già nel 1429 gli Amalfitani radunati in pubblico parlamento fecero reclamo alla regina Giovanna II. Ma fu tutto inutile. Dopo cinque lustri si ripeté la protesta e l’istanza fu fatta al re Alfonso. Ma se ne permise l’uso per la costruzione e il mantenimento delle strade e “per procurare a’ viandanti e trafficanti la sicurezza propria”. Solo nel 1791 un ordinamento sovrano cancellò tutti i pedaggi in uso.
La cosiddetta dogana fu posizionata in un punto fondamentale dove si verificava la confluenza di strade che provenivano dalla via Popilia (dall’agro nocerino) e conducevano alla Costiera amalfitana. Ciò è dimostrato anche dalla scarsa presenza di architetture medievali nelle frazioni situate nelle adiacenze del Valico di Chiunzi.
Di proprietà della famiglia Ermenelgildo Giordano, è ora sede operativa dell’Associazione Costiera Amalfitana Riserva della Biosfera.