PREMIO FRANCESCA MANSI PER L’AMBIENTE: ASSEGNATO AD ACETO, AL CENTRO DI CULTURA E STORIA AMALFITANA, AL NUCLEO PROTEZIONE CIVILE MAIORI
Il sindaco di Minori: servono fondi e non annunci. Denunciata ancora l’assenza dei Piani di Protezione Civile. Sono tre i riconoscimenti dati per l’attività di salvaguardia, prevenzione e valorizzazione del patrimonio della Costiera amalfitana – al “contadino-cavaliere” Luigi Aceto, al Centro di Cultura e Storia Amalfitana, al Nucleo Volontari della Protezione Civile di Maiori – e tanti gli spunti di riflessione sullo stato attuale del dissesto idrogeologico in cui versa il territorio, a tre anni dall’alluvione di Atrani. La seconda edizione del “Premio Francesca Mansi per l’Ambiente”, svoltasi a Minori, e organizzata dall’Associazione Acarbio (Associazione Costiera Amalfitana Riserva Biosfera) insieme a Italia Nostra e a Mille cuori per un sorriso, con il patrocinio del comune di Minori, è stata un’occasione per conoscere ma anche “denunciare” l’assenza delle politiche ambientali su un’area considerata a più alto rischio idrogeologico in tutta Europa, e che necessiterebbe costantemente di attenzioni.
I SINDACI DENUNCIANO.
“Siamo stanchi della politica degli annunci – ha dichiarato il sindaco di Minori, Andrea Reale – abbiamo bisogno di risorse per intervenire sulla pulizia degli alvei, nel redigere i bandi per i piani di protezione civile, uno strumento indispensabile per la sicurezza degli abitati. Mi chiedo: dov’è la famosa “macchina dei rocciatori” che avrebbe dovuto controllare la stabilità dei costoni rocciosi? Noi vogliamo ricordare Francesca nelle azioni quotidiane, facendo in modo che non accadano più simili disastri”.
Ma nel Piano degli interventi “finanziati” per il post-alluvione di Atrani, che fine ha fatto il “Presidio di controllo e monitoraggio e la sede del nucleo di Protezione Civile?”. Il sindaco di Atrani, Nicola Carrano, a questa domanda specifica – ha moderato la serata la giornalista Maria Rosaria Sannino – ha risposto che “a tutt’oggi questi interventi annunciati restano sulla carta perché non sono stati finanziati, ma cercheremo di realizzarli grazie ai 40.000 euro ricevuti da una raccolta fondi. Ma intervenire sempre sulla somma urgenza non è possibile, e non parliamo poi dei farraginosi processi amministrativi che dobbiamo affrontare ogni volta che si affronta un aspetto del rischio”.
SCIOLTO IL COMITATO SOS DRAGONE.
Ma se prima Atrani poteva contare sul “controllo” e sensibilizzazione di un attivo gruppo di cittadini che nel 2002 si costituì ufficialmente nel “Comitato Sos Dragone”, oggi non ne potrà più “usufruire”. “Il Comitato si è sciolto – ad annunciarlo è Rosario Dipino, portavoce del gruppo – e lo dico con grande sofferenza perché abbiamo prestato un’opera per tanti anni allo scopo di fare prevenzione, ma c’è stata sordità da parte delle istituzioni e anche da una certa parte della cittadinanza che non si è unita a noi nella battaglia. A tutt’oggi dopo tre anni non è ancora attivo il piano di protezione civile, e la gente non sa come comportarsi in caso di emergenza. La nostra è stata una lunga battaglia fatta ben prima di questo disastro, ma tutte le nostre denunce sono state inascoltate. Comunque ognuno di noi (Rosario Dipino, Gino Amato e Luigi Conforti, ndr) continuerà ad attivarsi secondo la propria coscienza”.
ASSENZA DI ADEGUATI PIANI DI PROTEZIONE CIVILE.
Concordi i geologi intervenuti nel dibattito: “L’unica difesa attuabile è l’installazione di una opportuna rete di moderni pluviometri– hanno spiegato i geologi Alberto Alfinito, Antonio Carbone e Rosanna Miglionico – che permettono di individuare l’inizio dell’evento piovoso eccezionale e consentono di allarmare le aree già precedentemente individuate, con adeguati piani di protezione civile locali. I piani di protezione civile non devono essere solo redatti e poi chiusi in un cassetto, ma devono servire ad organizzare delle strutture tecniche operative comunali o intercomunali dedicate alla sorveglianza ed al monitoraggio idrogeologico “quotidiano” del territorio, in cui il personale che vi opera deve avere le necessarie competenze e conoscenze geologiche, idrauliche e urbanistiche. Una comunità che partecipa alle discussioni sulla tutela del territorio è più sicura e preparata a rispondere ad eventi naturali imprevisti”.
UN PREMIO A TE, CHE TI PRENDI CURA DI ME.
L’edizione di questo Premio è stata caratterizzata anche da una consultazione online “Costiera amalfitana, un Premio a te, che ti prendi cura di me”: tramite un formulario (pubblicato sul sito www.acarbio.org e su apposita pagina facebook) gli organizzatori hanno chiesto di far pervenire le proprie segnalazioni di associazioni o persone singole che si sono particolarmente distinte per iniziative o attività in favore della conservazione, valorizzazione e tutela della Costiera amalfitana sotto il profilo socio-ambientale e culturale. La Commissione presieduta da Michela Manzoni e composta dalle associazioni organizzatrici (Acarbio, Italia Nostra, Mille Cuori per un sorriso) dal Wwf Costiera Amalfitana con il responsabile Gioacchino Di Martino, tra le segnalazioni pervenute ha deciso di assegnare il premio (una pergamena in carta a mano d’Amalfi) a:
Luigi Aceto, con le seguenti motivazioni:
A Luigi Aceto e attraverso di lui, a tutti coloro che in Costiera manutengono con amore i propri giardini (anche senza ricavarne un reddito). Decano dei coltivatori, che un caparbio amore per la terra ha prima indotto a salvaguardare i saperi e le tecniche tradizionali di controllo ambientale, di manutenzione dei terrazzamenti e di produzione del caratteristico limone ‘sfusato amalfitano’; a trasmettere poi tale patrimonio di conoscenze ai figli; a trasformare infine una vocazione – ed un retaggio che viene da lontano, dai tempi dei marinai-contadini dell’antica Repubblica – in una moderna ed articolata impresa commerciale.
Al Centro di Cultura e Storia Amalfitana
Vera e propria impresa culturale, che da circa 40 anni coltiva la memoria storica del territorio, svolgendo una funzione imprescindibile di formazione e di divulgazione, di editoria e di ricerca, permettendo a studiosi di chiara fama – così come a studenti, a professori, agli appassionati e ai cittadini tutti – la fruizione di un ricco patrimonio archivistico e bibliotecario e la frequentazione di importanti convegni e mostre.
Si sa che la prima forma di tutela è la conoscenza (e per questo motivo la prima edizione del Premio ha inteso valorizzare il lavoro delle scuole della Costiera in materia di educazione paesaggistica e ambientale).
Comprendere che il paesaggio della Costiera è innanzitutto paesaggio culturale, da sempre determinato e influenzato dall’uomo, da azioni e scelte di grande impatto come da innumerevoli e piccole azioni individuali, dalle trasformazioni sociali ed economiche come dagli stili di vita, è stato ed è la mission del Centro di Cultura e Storia Amalfitana, ai cui preziosi annali viene affidata anche la memoria dell’alluvione di Atrani del 2013, come quella dell’alluvione del 1954, con l’analisi delle ragioni, delle inadempienze, delle manomissioni, dei ritardi che hanno reso un evento eccezionale – ma certo non imprevedibile – foriero di tanta tragedia e lutto.
Al Nucleo Volontari della Protezione Civile di Maiori
Di cui la popolazione di Atrani conserva vivo e riconoscente il ricordo nei momenti immediatamente successivi alla tragedia, assieme a quello di tutti gli altri nuclei di prevenzione civile attivi in Costiera.
Nell’attribuzione del riconoscimento, preme alla Commissione sottolineare ciò che viene prima, ovvero letteralmente pre-viene le tragedie: le azioni concrete e quotidiane di manutenzione e cura del territorio (che quelle sì andrebbero davvero incentivate e premiate) e l’azione diretta dei cittadini, ovvero di coloro che in esso vivono, lavorano e lo conoscono meglio.
Affiancare i cittadini alle Istituzioni, secondo il principio di sussidiarietà sancito dall’Art. 118 della Costituzione, promuove alla lunga la crescita civile dell’intera popolazione, crea un forte senso di appartenenza, è un fattore importante di coesione sociale, fa sì che il territorio venga percepito come un bene comune, una casa collettiva da custodire, migliorare e trasmettere alle generazioni future.